Faccio Sindacato ormai da oltre 50 anni, attualmente nella veste di Segretario provinciale della Confsal, e, se me lo si consente, vorrei dire “Sindacato” con la “S” maiuscola, come “Sociale”; il che significa spendersi per i diritti e le necessità delle persone, in primo luogo per quelle più deboli anzichè esser dediti, come d'uso soprattutto in Italia, al lecchinaggio dei potenti.
Sulla base di questo convincimento mi permetto di esprimere alcune “esternazioni” personali ma, ritengo, anche a nome delle tante persone che conosco e che sento quotidianamente e di quei cittadini “populisti” che non amano e non si fidano dei politici, e che, in misura crescente, giorno dopo giorno, manifestano una sempre più forte distanza e disgusto verso l’attuale autodefinita “classe dirigente”.
Ci si chiede come mai molta gente non va più a votare. Guardate come sono cambiate le cose. Volete mettere un Craxi con un Di Maio? E le cosiddette “sinistre”? Un tempo i “partiti del popolo” (o, se vogliamo, i “populisti di sinistra” di allora) spadroneggiavano in tutta Europa (dall’Italia alla Francia, alla Germania, alla Grecia) con parole d’ordine anticapitalistiche, criticavano i poteri finanziari, i grandi magnati, gli industriali, le banche, chiedendo più giustizia sociale e meno disparità. Oggi questa “sinistra” ha subito una modificazione genetica e ha finito per sposare in pieno il capitalismo, inserendosi essa stessa nei consigli d’amministrazione di banche, assicurazioni, cooperative che poi si trasformano in società quotate in borsa. Viceversa ora è la destra, anzi una destra spesso molto estrema, radicale e sociale, a rialzare, ed essa sola, le bandiere e le parole d’ordine dell’anticapitalismo, contro la finanza globalizzata e i banchieri internazionali, contro le ondate migratorie viste come “cavallo di troia” di un neo-colonialismo dei poteri finanziari volto a stravolgere, sradicare ed occupare l'Europa (non con mezzi militari ma mediante la mutazione forzata della sua composizione etnica, e della sua cultura, del suo pensiero, e dela sua tradizione); una destra che, di pari passo, resta l’ultima a lottare per i diritti reali delle popolazioni (il diritto alla casa, a uno stipendio dignitoso, alla salute, alle pensioni; diritti massacrati dagli “ex sinistri” oggi al servizio dei nuovi “padroni”), e per la sopravvivenza degli Stati legittimi, sovrani e indipendenti.
Tale insospettata inversione e valorizzazione dei ruoli brucia talmente agli “ex sinistri” che per demonizzare questa destra hanno inventato di sana pianta l’etichetta di “populisti” attaccandogliela addosso quasi fosse un marchio d’infamia. Peccato che fino a non molti anni or sono erano proprio questi signori a sfilare cantando una inno di partito che incitava “Avanti popolo, alla riscossa, bandiera rossa trionferà...” (e tra loro, in gran numero, marciavano anche i giornalisti “rossi”, gli stessi che oggi “politicamente corretti” starnazzano quotidianamente contro il “populismo”). Ma allora “quel” populismo gli andava bene! Adesso invece suscita un monito di rifiuto perché loro hanno abbandonato quelle radici, anzi le hanno proprio tradite del tutto per accasarsi con i “grandi poteri”. Sono indispettiti però — e non lo vogliono accettare — che altri abbiano ripreso quella lotta; una lotta veramente e autenticamente popolare. Che il popolo poi va a premiare con il voto! Ora quel marchio “populista” viene affibbiato alla destra togliendolo — ahimè — ai “fu populisti” di sinistra. E tale bocconeo per loro è piuttosto indigesto, a cominciare proprio dalle regioni “ex rosse”!
E che dire dei “grillini”? come tutti i partiti fanno i loro interessi. Questi dovevano “aprire il Parlamento come una scatola di sardine”... Ora, a questo M5S non resta che la finta battaglia sui vitalizi. Ma è una battaglia solo simbolica e simulata per attirare l’attenzione popolare. Chi se ne frega di togliere a pochi politici delle cifre che alla fine sono ridicole rispetto all'enorme debito pubblico italiano. I veri sprechi sono ben altri ed i cittadini vogliono risposte ai bisogni quotidiani! Ad esempio, perché il presunto “rinnovatore e rottamatore” Renzi ha elargito indiscriminatamente a tutti la regalia degli “80 Euro” senza un controllo ISEE! Eppure l'ISEE viene chiesto per l’ottenimento di qualunque beneficio pubblico (e di norma sono sempre i più poveri a doversi mettere in fila per averlo!).
Perchè a un pronto soccorso si è costretti a lunghe attese (e a ridare ogni volta tutti i propri dati personali e clinici, perché non esiste o non funziona mai un sistema dati centralizzato)?
Perchè nella Sanità si fanno continuamente solo piani di riforma sempre più costosi, caotici e sbagliati che scontentano tutti, ma nessuna parte politica interviene per fermare i continui aumenti di ticket e dei prezzi dei medicinali che colpiscono con cifre spropositate proprio le fasce più disagiate della popolazione, come i pensionati e gli anziani che non ce la fanno più a sostenere questi esborsi. E ciò perché le multinazionali del farmaco fanno ciò che vogliono con i prezzi delle medicine e degli ancor più costosi “integratori”. Perchè nessuno si chiede come mai negli altri Paesi europei gli stessi farmaci costano molto meno? Perchè nessun politico propone, ad esempio, un confezionamento ridotto dei farmaci per consumarne quanti ne servono davvero anziché essere obbligati ad acquistare confezioni più grandi e più costose che poi scadono e si devono buttare via? Perchè non si sviluppano le farmacie comunali che possono andare incontro ai cittadini meno abbienti con sconti e agevolazioni, offrendo un servizio fondamentale per migliorare la loro qualità di vita e il loro benessere?
E chiediamoci ancora, a proposito di sprechi, come mai le Regioni, nel finanziare il trasporto pubblico, ma anche lo Stato per i propri mezzi - da quelli dei Corpi di Polizia, dei Vigili del Fuoco, fino a quelli dei diversi Ministeri - non ritengano di organizzare una propria “rete interna” pubblica per l’approvvigionamento del carburante e per assicurazioni, bollo ecc. al fine di risparmiare anziché favorire la speculazione delle lobby . E perché gli organismi dello Stato non comprano esclusivamente prodotti italiani (ad es. gli autoveicoli) invece che andare sui mercati esteri ? Non è che le nostre autovetture o motociclette siano inferiori a quelle estere. Non mi pare.
Ma forse la risposta a tutto ciò è fin troppo semplice, purtroppo. E la troviamo guardando alla miriade di Consigli d’amministrazione che proliferano ovunque, con o senza la “crisi”. Invece di combattere gli sprechi i politici di tutti i colori si danno da fare per far sopravvivere e anzi, dove si può, accrescere ancora i tanti, troppi e troppo profumatamente pagati Consigli d’amministrazione di Enti di ogni tipo, che non servono praticamente a nulla se non ad assegnare lucrose prebende agli “amici degli amici”. Equamente ripartite, per carità! Nessuno resta fuori! Ecco perché nessun partito fa una vera battaglia per dare un taglio netto a queste decine di migliaia di poltrone e all’enorme dispendio di denaro pubblico che comportano.
Ma la gente non è stupida. Ormai ha capito che tutto questo “sistema” è irriformabile ! Ecco da dove viene il “populismo”, il bisogno di un cambio radicale, la richiesta sempre più vasta di un “uomo forte” e di una rivoluzione. Non si reclama necessariamente un nuovo “Duce” - anche se certo non può stupire il comprensibile dilagare di una nostalgia, peraltro mai del tutto sopita, verso il Fascismo - ma emerge (e dilaga!) semplicemente la richiesta disperata di un popolo che si vede ormai condannato e vilipeso, invaso da masse estranee e sempre più indifeso, insicuro e abbandonato dai suoi governanti. E che sente perciò la necessità, “semplicemente”, di una figura autorevole, capace di guidare un Governo fedele al Paese e alla propria gente, anziché ad altri “poteri” ed interessi estranei!
Di fronte a ciò i politici e i giornalisti conniventi non sanno fare altro che demonizzare questa naturale voglia di buon governo e di autorevolezza nazionale, accusandola di “populismo” e di «neo-fascismo”, anzichè pentirsi dei loro vergognosi comportamenti e provare a sanare la situazione mettendosi per davvero al servizio del popolo e del Paese.
Ed è perciò ovvio e logico che, in questo contesto, un elettorato popolare abbandoni drasticamente, in vaste schiere, questi “ex sinistri” i cui “meriti sociali”, oltre a promuovere l’invasione immigrazionista e a darsi da fare per i cosiddetti “diritti civili”, dimenticando però completamente i veri diritti vitali della gente comune e “normale” (lavoro, casa, assistenza sociale, pensioni), sono solo la vergognosa Legge Fornero, la nuova trappola dell’A.P.E. (altro regalo alle banche e cappio per chi casca!), il flop della “Buona Scuola”, lo sbandamento della sanità pubblica,
All'esito, si rende evidente l'incapacità (o meglio la non volontà) di riformare e moralizzare l’attuale sistema. Allora non ci si dovrà meravigliare se i loro partiti andranno incontro a una grave “debacle” ! ed a loro non servirà proprio a nulla rispolverare l’antifascismo!"
Ma mi pare sinceramente difficile che gente legata alle banche, ai “cerchi magici” della burocrazia europea (cioè ai primi nemici di una vera Europa) e alle lobby di comando del capitalismo mondiale con sede negli USA, possano attuare una salutare “marcia indietro” ritornando ad ascoltare il cuore del popolo. E’ impossibile. Non lo faranno mai. Non possono farlo! E perciò saranno esposti alle logiche conseguenze di ogni tipo !
Il popolo ha bisogno di ben altro che del settarismo di questi “signori”! Necessita ad esempio di norme pensionistiche più “umane” (dopo l’indispensabile abrogazione della Fornero e l’abolizione delle vergognose “ricongiunzioni onerose” fra contributi diversi ma già tutti versati, probabilmente un caso unico a livello mondiale!), ha bisogno che gli stipendi siano commisurati al costo della vita (il principio della vecchia “scala mobile” non era sbagliato!), che siano istituite forti provvidenze a sostegno delle famiglie e della natalità (naturalmente a favore delle famiglie “vere”, non certo di quelle artificiali alla Vendola) come pure misure a tutela dei nostri anziani che sono una “risorsa nazionale” da valorizzare ! Per le giovani generazioni e per un futuro armonico del nostro Paese, in linea con la nostra Storia, va assolutamente ricostruita una scuola pubblica secondo la cultura della tradizione italiana; e stante l’alto tasso di disoccupazione, specialmente giovanile, l’abolizione o comunque una profonda revisione della “Fornero” diventa indispensabile anche per aprire spazi occupazionali per le nuove generazioni.
Un Nuovo Governo (Nuovo in tutti i sensi) dovrebbe inoltre, senza eccessivi riguardi verso le lamentazioni di vertici europei e di organizzazioni internazionali, inaugurare finalmente una linea nuova e ben diversa riguardo alle ondate migratorie — e ai problemi di disequilibrio etnico e di sicurezza ad esse collegati — avendo il coraggio semplicemente di bloccarle; pienamente in linea peraltro con quanto sta già facendo la parte ‘non conformista” d’Europa (dall’Austria all’Ungheria, dalla Repubblica Ceca alla Polonia).
Un discorso a parte va fatto anche riguardo all’informazione, in primo luogo attuando un’incisiva riforma della radiotelevisione di Stato per renderla davvero pluralista anziché vergognosamente faziosa e a senso unico com'è oggi in tutte le sue reti.
Ma come si potrà attuare tutto ciò? Viste le prove fallimentari fin qui fornite dalle attuali “classi dirigenti” e dalle caste al potere, il popolo e i “populisti” sanno che c’è bisogno di una Rivoluzione. Di un Governo - a questo punto - di salute pubblica, guidato da un — necessariamente — “Uomo forte” !
Per capirci, un “uomo forte e populista” che sia capace di mettere in galera i corrotti e chi non versa proporzionalmente le giuste tasse. Qui gli americani qualcosa ci hanno insegnato: ricordate Al Capone ? Non riuscivano a fargli pagare i suoi numerosi delitti e allora lo incastrarono con 30 anni di carcere per evasione fiscale ! (“volere è potere”).
Questo Stato ha creato un solco enorme tra una minoranza di privilegiati e le fasce sociali più povere che — guarda caso — sono proprio quelle che non possono non pagare le tasse, i lavoratori dipendenti ed i pensionati, spremuti fino all’ultimo centesimo. E ancora, un “uomo forte e populista e popolare” che sia capace pure di moralizzare finalmente quell’enorme carrozzone di potere economico che sono diventati i Sindacati. Ovvero le molteplici sigle — dai più elefantiaci apparati délla Triplice alla miriade di sigle minori spesso parassitarie (mi dicono che solo nella Sanità girano 40 sigle !) — che hanno però quasi tutte un tratto comune: la voglia di potere e di denaro a qualunque costo, anche al prezzo di accordi di infimo livello, sia pure svendendo i lavoratori! Bisogna dirlo apertamente: se oggi vi sono categorie che non arrivano alla fine del mese, ciò lo si deve anche al tradimento dei Sindacati, a cominciare ovviamente dalle maggiori sigle che ormai da molti anni hanno rinunciato al loro vero ruolo sociale, firmando accordi capestro e accettando compromessi vantaggiosi solo per se stessi ! E’ necessaria invece una profonda riforma del Sindacato che riconduca la sua giusta e doverosa presenza nel Paese al suo ruolo “puro” originario, ovvero la rappresentanza e tutela dei lavoratori di fronte ai datori di lavoro, nel quadro di uno Stato capace di equilibrare le diverse legittime esigenze. Ma anche per questo è oggi più che mai necessario un “Governo forte”. E per la giustizia del lavoro, così come un giudice ha stabilito un tetto sopra il quale gli interessi chiesti per un prestito sono diventati “usura”, cioè un reato, io vorrei un Giudice - e/o un Governo forte e autorevole - che stabilisse che oltre un determinato tetto orario e sotto un certo compenso il lavoro si chiama sfruttamento, ed è un reato!
In definitiva, c'è bisogno di un cambiamento radicale. Le ingiustizie verso il popolo, all’interno; il crollo di sovranità e di autorevolezza del Paese verso l’esterno, sono andati troppo avanti. In una frase, i “populisti” chiedono “meno banche e più sociale, meno compromissioni e più giustizia, meno genuflessioni e più orgoglio nazionale”.
Alla fine, una nuova direzione politica, un Governo serio, fatto di persone sinceramente amanti del proprio Paese e del proprio popolo, civilmente desiderose di fare il bene dei cittadini, aiutando innanzitutto chi è più in difficoltà, mirando a una equilibrata giustizia sociale piuttosto che pensare ai propri interessi personali. E disposti per questo anche ad affrontare dei rischi, in nome di un ‘normale’, sacrosanto diritto alla libertà, all’indipendenza, all’autodeterminazione del nostro Paese.
E non importa se siano di destra o di un altro colore. Importa che inizi la Rivoluzione!
Filippo Caputo